“Sebbene sembrino un paradiso tropicale, le isole di Giava e Sumatra sono in realtà le regioni geologicamente più instabili e pericolose della Terra. Qui convergono i due grandi archi di debolezza della crosta terrestre – l’alpino-himalayano e il circumpacifico – che danno come risultante la zona più vulcanica del mondo: circa 500 vulcani, 117 dei quali in attività.”
Walter Bonatti
Noi di quei 500 ne abbiamo visitati soltanto due, purtroppo: il vulcano del Bromo e quello di Ijen; entrambi a sud di Yogya, entrambi attivi, entrambi uno spettacolo straordinario, anche se in modi diversi.
Abbiamo lasciato Yogya dopo appena 2 giorni prendendo il primo treno per Surabaya. Da lì abbiamo proseguito in autobus fino a Probbolingo, la cittadina più vicina al Parco del Bromo, da cui partono quotidianamente piccoli minivan che fanno la spola portando i turisti in cima al vulcano. Piccola parentesi sulla cittadina di Probbolingo: ne ho un ricordo vago e sgradevole, come di fregatura. Neanche troppo vago a dirla tutta, visto che all’andata l’autista del minivan diretto al Bromo ci fa aspettare più di due ore l’arrivo di altri fantomatici passeggeri per far partire il minivan al completo e farci pagare il prezzo concordato. In realtà siamo già al completo, aspettare non è quindi necessario, se non per tirare su un po’ il prezzo. Ovviamente, non essendoci alternative, paghiamo il sovrapprezzo, sperando di allontanarci il prima possibile da quel covo di imbroglioni. Quello che ancora non sappiamo è che quella non sarà l’ultima visita alla ridente Probbolingo e ai suoi avidi abitanti.
Arrivati sull’altipiano del Bromo riusciamo a trovare posto in una delle guesthouse che si affacciano sul vulcano. Lo spettacolo è emozionante: nessuno di noi ha mai visto un vulcano attivo in vita sua e quel cappello di fumo che spunta dalla cima mozzata ci elettrizza tanto che il cattivo umore di Probbolingo è già uno sbiadito ricordo. E’ tardo pomeriggio e noi abbiamo ancora un grande obbiettivo da raggiungere: scalare il Bromo prima del tramonto. Senza perdere neanche un secondo, lasciamo gli zainoni in stanza e ci tuffiamo nel mare di sabbia che ci separa dalle pendici del vulcano. Se non fosse per il clima temperato e il vento gelido sembrerebbe di essere stati catapultati nel Sahara: oltre a noi, alla sabbia e a uno sparuto alberello in mezzo al nulla, non troviamo altra forma di vita. Saliamo sul vulcano e ad ogni passo l’odore di zolfo aumenta, il fumo è sempre più denso, ma per fortuna gira con il vento e riusciamo a respirare senza troppe difficoltà.
Guardiamo nella bocca del cratere aspettandoci quel bel rosso incandescente e zampillante di lava: in realtà il cratere è abbastanza piccolo e il fumo che si innalza denso non ci lascia vedere un tubo di niente. Ma siamo lì, in cima, soli e il sole sta tramontando dietro il mare di sabbia. E ci sentiamo Indiana Jones: gli ultimi esploratori del mondo, impavidi, inarrestabili, pronti a tutto. Forse, per quanto famoso, il Bromo è un’escursione troppo impegnativa per la maggior-parte dei turisti, che la salta quindi a piè pari. Quel pomeriggio, per un attimo lo pensiamo veramente. Ovviamente ci sbagliamo di grosso e ce lo dimostra, impietosa, quella stessa notte.
Tuta di pile, giacca a vento, scarponcini e lucetta frontale: è questo il nostro abbigliamento alle 3.00 del mattino mentre camminiamo nel buio più assoluto verso la cima del monte che si affaccia sul Bromo, pronti per vedere una delle albe più affascinanti della nostra vita. Partiamo euforici, ma anche titubanti: è buio pesto, non sappiamo bene la strada e siamo soli. O forse no. Passo dopo passo, vediamo in lontananza altre luci tagliare il buio della notte tutte proiettate nella nostra direzione: sono altri turisti come noi che hanno deciso di vedere l’alba sul Bromo da una prospettiva privilegiata. Ok, decisamente non siamo soli! Ma finchè sono altri matti scalatori, nessun problema, quanti potremo mai essere! Poi però in lontananza iniziamo a sentire anche un rumore assordante come di auto, che si avvicina sempre di più: sono le carovane di Jeep che portano i turisti dei tour organizzati a vedere l’alba sul Bromo, dopo una scorrazzata rumorosissima nel mare di sabbia. E qui Indiana Jones ci guarda con schifo mentre si allontana volteggiando da un ramo all’altro con la sua fedele frusta.
Quando arriviamo in cima abbiamo le gambe anchilosate dal freddo e dalla fatica. Ogni singolo centimetro è occupato da qualche scalatore più veloce di noi. Iniziamo a farci la famosa domanda ma-chi-ce-l’ha-fatto-fare, quando la luce inizia a diventare rosata e pian piano il sole fa capolino, baciando con i suoi primi raggi la colonna di fumo denso che sale dalla cima del Bromo. Restiamo come dei baccalà, immobili e senza parlare per qualche minuto, a goderci quel panorama mozzafiato. E tra la folla, mi sembra addirittura di scorgere il cappello di Indiana Jones; o forse è solo la mia immaginazione!
Quella stessa mattina ripartiamo verso la nostra prossima destinazione: una nuova levataccia, una nuova sfacchinata notturna verso la cima del vulcano di Ijen tra i residui di zolfo che brillano nella notte come led blu fosforescente. Deve essere uno spettacolo esaltante. Peccato che noi non riusciamo a vederlo neanche di sfuggita, grazie alla disorganizzazione dei nostri vecchi amici dell’agenzia viaggi di Probbolingo che ci offrono un’escursione dal Bromo fino a Bali, passando per Ijen. A prima vista sembra perfetto, visto che poi dobbiamo proseguire verso Bali via traghetto. Peccato che fanno male i conti e nelle piccole guesthouse ai piedi del vulcano non c’è più posto. Ci portano quindi nella prima disponibile che sta nel loro budget, ossia un allevamento di zanzare a più di un’ora di auto dalla nostra meta. Arriviamo che è già notte inoltrata e ci fanno capire che ormai è troppo tardi per sperare di arrivare a Ijen in tempo per la salita notturna. Protestiamo, ma ovviamente questi si sono presi i soldi e ora fanno orecchie da mercante. Riusciamo almeno a spuntare una camera non infestata dagli insetti e andiamo a letto delusi e stanchi.
Per fortuna ci svegliamo di nuovo carichi di aspettative: ok non vedremo lo zolfo scintillare nella notte, ma almeno potremo vedere il panorama dalla cima del vulcano, uno tra i più vicini al confine sud di Java, da cui nelle giornate terse si riesce a vedere persino lo stretto che separa Java da Bali. Quando arriviamo in cima, ci rendiamo conto che siamo anche abbastanza pochi: non dobbiamo sgomitare per fare una foto alla bocca del vulcano e riusciamo a goderci il posto senza gli schiamazzi della folla. Il posto poi è talmente magico, anche alla luce del giorno, che il cuore si fa leggero come un palloncino e veleggia tra le nuvole basse appoggiate qua e là sulle rocce zolfate, direzione: Bali.
Post collegati: Indonesia – Java, Bali e Isole Gili; Indonesia #1 – Una fastidiosa compagna di viaggio; Indonesia 3# – TBD